Così parlò Bellavista, elogio a Napoli e all’amore

Sono anni che guardo e riguardo Così parlò Bellavista e ogni volta è come se fosse la prima. Saranno i personaggi, le storie, le perle di filosofia che si celano in dialoghi apparentemente semplici e comprensibili da chiunque, sarà che tutto sommato non ha una trama, ma è un film composto da tante scenette, accomunate da un sottile filo comune, fatto sta che sono tanti gli aspetti che lo rendono per me uno dei film più belli di sempre (e un film è “bello” quando non ti stanchi mai di guardarlo).
Ma perché è un film così bello?
I motivi sono tanti, ma ne cito solo 3.

I temi trattati in Così parlò Bellavista

Anzitutto perché tratta numerosi temi sociali e filosofici con semplicità, che non è semplificazione, ma solo un’accentuata capacità di esprimere concetti complessi con parole semplici. Si passa dalla filosofia (amore/libertà), al tema della droga, della camorra, del lavoro, della differenza tra Nord e Sud (Napoli/Milano), con sapiente ironia e senza mai scendere in futili volgarità e sterili ovvietà.

I personaggi usati

De Crescenzo ha utilizzato, nel film, i migliori interpreti della napoletanità, tra cui Isa Danieli, Sergio Solli, Renato Scarpa, Ricardo Pazzaglia, Tommaso Bianco, Nuccia e Nunzia Fumo e tanti altri. Insomma, il top che si poteva trovare a Napoli all’epoca.

La filosofia napoletana

Tema complesso, che ha caratterizzato il divario Nord/Sud nei decenni trascorsi. Descrivere la filosofia napoletana non è cosa da poco e finché non la vivi nelle sue enormi contraddizioni e nelle sue estreme potenzialità, non riesci a comprenderla. De Crescenzo, in questo film, ci ha dato numerosi spunti per capirla. Certo, è un film “datato” (1984, mentre il libro a cui si ispira è del 1977), ma la struttura della cultura e della filosofia napoletana persiste ancora e comprenderla nelle sue sfaccettature è il miglior modo per colmare le lacune e le incomprensioni tra Nord e Sud che, detto tra noi, si somigliano molto, soprattutto nei substrati contadini e nella cultura di periferia.
Ma andiamo subito a vedere come si evolve il film e come il dott. Cazzaniga, Milanese doc e, suo malgrado, trasferito a Napoli, si trova prima a mal sopportare e poi ad amare la cultura napoletana, imparando la differenza tra “uomo d’amore” e “uomo di libertà”.

Un milanese a Napoli. Primo approccio.

Certo il primo approccio con Napoli non è dei migliori, ha appena trascorso un po’ di tempo nel taxi, ascoltando le digressioni del simpatico tassinaro, e poi si è trovato, suo malgrado, ad essere assalito al bar dopo aver dichiarato di essere il capo del personale dell’Alfa Sud. Cose che non si fanno in una città ad alto tasso di disoccupazione…

Però, dopo qualche tempo di “diffidenza” da ambo le parti (da parte di Cazzaniga nei confronti di Bellavista e di Bellavista nei riguardi di Cazzaniga), è bastato un guasto all’ascensore per costringerli a parlare. E parlando, si sa, le differenze si assottigliano, fino a trovare punti in comune.

Per poi arrivare ad essere amici e discutere se sia meglio far nascere il nipote di Bellavista a Napoli o a Milano…

Uomini d’amore o uomini di libertà?

Altro tema trattato nel film è quello della differenza tra uomini d’amore e uomini di libertà. ‘O professore la spiega così, in modo semplice e disarmante.

Se incontri persone con dei dubbi, allora puoi stare tranquillo, perché sono persone democratiche e tolleranti, ma se incontri gente che ha fede in qualsiasi cosa, allora ti devi stare accorto, perché la fede è sempre violenza. E vallo a dire ai fondamentalisti religiosi (sia mussulmani che cattolici) o a quelli che vanno allo stadio tutte le domeniche e si scontrano con i tifosi avversari. E come ci stanno questi, ci stanno anche gli uomini d’amore e gli uomini di libertà, e la differenza è se preferiscono vivere insieme o non essere disturbati. Insomma, è la stessa differenza tra quello che manco ti conosce e ti invita a pranzo e quello che dopo anni di vicinato di casa a malapena ti saluta.

La stessa differenza, più o meno, intercorre tra gli stoici e gli epicurei. Tra chi soffre per un bene più alto (ma che non si sa se ci sarà) e chi si accontenta del poco, purché venga dato il prima possibile, che è meglio di niente.

La droga

Un tema così scottante trattato con disarmante ironia…

Insomma, con 200 mila lire (o 200 euro, tanto non cambia…) è meglio un grammo di cocaina o un abbonamento completo da Natasha (che c’ha pure du’ zinne tante…).

Russia o America?

In epoca di guerra fredda, ecco la soluzione su con chi schierarsi…

Logica stringente. In effetti sarebbe meglio schierarsi con la Russia, non fa una piega. Ma attualmente, con Trump e Putin, c’è poca differenza se ti schieri con la Russia o con l’America…

Modi geniali per “campà”

Napoli ci insegna che per campare occorre aguzzare l’ingegno e trovare modi alternativi, giusto per tirare su qualche spicciolo. E la gente così che fai, la processi? Si, solo per assistere a udienze del genere.

Poi scopri che per farti la fototessera c’è da pagare pure la regia. E a buon motivo, perché le consulenze si pagano!

Dottò, scusate, ma che è succiess?

Qui ci troviamo davanti alla summa della filosofia napoletana, con un Pazzaglia ispirato, capace di passare dal tema della sicurezza a quello del mercato cinese con una semplicità disarmante. Qui ci troviamo anche davanti al “teatrino” napoletano, alla persona che si rende protagonista davanti alla folla, in un momento di fama che va sfruttato fino alla fine, finché l’ultimo astante è interessato ad ascoltarti, raccontando un fatto di cronaca e contornandolo con considerazioni e filosofie, fino a giungere all’eroismo da palcoscenico (“lo avrei ucciso”), che si scioglie come neve al sole all’arrivo del padre del piccolo scippatore, con una faccia da camorrista che fa spaventare l’eroe di pochi secondi prima.

Lo sconto è un atto d’amore del venditore per il compratore

E in un paese civile dovrebbe essere diverso da persona a persona. Lo zio di Bellavista lo chiedeva pure alla Rinascente, e non a quella di Napoli, ma a quella di Milano, dove, si sa, i prezzi sono fissi. Ma che diamine! I prezzi non possono essere uguali per tutti, perché le persone non sono uguali!

Infatti è un peccato che la legge imponga le etichette dei prezzi, perché io applicherei volentieri lo sconto simpatia e la maggiorazione “mi stai sullo stomaco”, aumentando o diminuendo anche del 10, 20 o 30% a seconda del tasso di simpatia/antipatia e di altri fattori (tipo come mi sono alzato la mattina).

La camorra secondo Bellavista

I camorristi non sono napoletani, non sono uomini d’amore. Loro sono gente che, pur essendo nata a Napoli, la uccidono con la scusa che “si muore di fame”. Ma il vero napoletano è un uomo d’amore. E il vero napoletano non tollera la mafia, né le imposizioni, né il pizzo, né i veleni, né tutto ciò che ammazza Napoli, e il Sud.

La burocrazia e i modi per aggirarla

In un paese civile quando chiedi informazioni in un luogo pubblico, un addetto ti aiuta in qualche modo. In Italia no, sono tutti impegnati in qualcosa (sia anche stare al bar durante le ore di lavoro) oppure sono oberati di lavoro che manco stanno ad ascoltarti. Ecco che in soccorso alla povera signora arriva uno che, suo malgrado, conosce bene l’ambiente in cui si trova: il tribunale. E non solo lo conosce, ma si offre di dare una mano, seppur ammanettata.

Bellavista e la fretta

Secondo Bellavista uno dei problemi della nostra società è la fretta. In effetti la velocità è l’origine del consumismo e del capitalismo, a differenza di una volta, quando la lentezza era l’espressione della società contadina, votata al culto del risparmio, all’amore verso ciò che si aveva intorno. Perché la lentezza non è solo uno stato dell’anima, è una filosofia e un’espressione d’amore.

Non so se vi ho convinti a guardare il film o, se l’avete fatto, ad apprezzarlo un po’ di più. Qualsiasi sia stato il tentativo di quest’articolo, il mio obiettivo l’ho raggiunto. Finalmente ne parlo in “pubblico”. Erano anni che volevo farlo. E poi diciamocelo, basta con questo divario tra Nord e Sud. Siamo tutti persone d’amore o di libertà, stoici o epicurei, razionali o irrazionali, l’importante è conoscerci, anche forzosamente chiusi in un ascensore, e scoprire che in fondo siamo tutti uguali e tutti diversi, indipendentemente dal luogo in cui nasciamo.

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