I Bitcoin sono sicuri o sono una truffa?

Il bitcoin è denaro, il quale non è altro che uno strumento per facilitare confronti e per mediare gli scambi che ne risultano. In altre parole è un bene che può essere scambiato con qualsiasi altro bene.

Prendiamo un esempio banale. Mettiamo che mi serve una macchina per andare al lavoro. Non ho soldi per comprarla, ma ho un trattore che non uso da tempo. Il mio vicino ha bisogno di un trattore per arare i suoi campi, ma non ha i soldi per comprarlo. Allora un bel giorno vado dal mio vicino e gli faccio la proposta: mi dai la tua macchina e in cambio ti do il mio trattore? A me serve la sua macchina, a lui serve il mio trattore. Facciamo lo scambio e ognuno è felice. Questo si chiama baratto. Una cosa per un’altra. Magari l’auto vale più del trattore o viceversa? Boh? Chi lo sa? Chi se ne frega! Il valore di una cosa è dettato solo dalla domanda e dall’offerta. Detto in altri termini, puoi anche avere in casa un mobile che non vale un cazzo, ma se c’è qualcuno nel mondo che cerca disperatamente quel mobile che tu hai ed è disposto a pagarlo tanto, allora quel tuo mobile che non vale un cazzo d’improvviso varrà tanto.

Con ciò cosa voglio dirti? Che il valore è un concetto soggettivo. Il valore di una cosa dipende da quanto le persone sono disposte a spendere per ottenerla. E ciò differenzia il concetto di costo e valore. Per farti un altro esempio, magari più congeniale, sappi che un iPhone costa un soldo, perché è prodotto in Cina da lavoratori sfruttati. Insomma, il costo di un iPhone è più o meno simile al costo di un caffè preso al bar. Però viene venduto a 1000 e passa euro. Perché? Perché la domanda è alta e anche se è indotta da intelligenti strategie di marketing, resta il fatto che è alta. Ne consegue che il valore dell’iPhone dipende dalla richiesta del mercato, cioè da noi, ossia dai fessi che ci cascano e sono disposti a fare le file alle 6 di mattina per comprare l’ultimo modello. Sfottò a parte, il concetto è semplice: ogni cosa che mettiamo sul mercato è regolata dalla ferrea legge di domanda e offerta.

Pure i bitcoin.

Cosa sono i bitcoin?

Sono, tecnicamente, delle criptovalute, ossia delle valute private, come, in effetti, lo erano le monete d’oro nel Medioevo, soltanto che esistono in forma digitale e non in forma cartacea o metallica. E che cambia? Nulla. Il valore, come vi ho spiegato prima, non dipende dalla materia con cui è realizzato qualcosa, ma dalla domanda e dall’offerta. Ve lo spiego un po’ meglio: se la merda fosse una merce rara e se qualcuno, tra di noi, decidesse a un certo punto che la merda è una merce di scambio conveniente ed efficace, allora il valore della merda sarebbe maggiore del valore dell’oro o di un semplice pezzo di carta con su stampata una faccia di personaggi noti (cioè una banconota). L’oro ha valore perché è bello? No, affatto. L’oro ha valore perché è raro e perché qualcuno ha deciso che è una merce di scambio preziosa, perché altri hanno deciso di comprarlo e perché ci sono intermediari che fanno da tramite tra chi vende e chi compra (in gergo si chiama borsa).

Quindi sappi che se fai la cacca e qualcuno reputa che sia preziosa, allora lo è. Ma sappi pure che un certo Manzoni (non lo scrittore, bensì un artista) nel 1961 ci ha già pensato e ha venduto la sua merda a peso d’oro. L’ha chiamata merda d’artista. Con ciò ti voglio solo convincere che anche la merda ha valore.

Detto ciò e augurandomi che ti sia chiara la differenza tra valuta e valore, sappi che la prima criptovaluta è nata nel Gennaio 2009 ed è anche la più famosa: Bitcoin. Da allora ad oggi (e parliamo di 9 anni) è una vera e propria merce di scambio, cioè è denaro a tutti gli effetti.

Tra l’altro, per essere certosini, va detto che anche il Dollaro e l’Euro sono criptovalute, perché solo meno del 10% è stampato, mentre oltre il  90% esiste solo in forma elettronica nei conti bancari. Però si tratta di valute pubbliche, ossia controllate da organismi internazionali, ossia banche controllate da Enti pubblici. Embè? Che differenza c’è tra un bitcoin e un Euro? Nessuna. Cambia solo il soggetto che controlla la valuta.

Chi controlla i bitcoin?

Nessuno. O meglio, c’è chi si occupa di convalidare i pagamenti che avvengono tra gli utenti, che vengono definiti minatori. Solo che quest’attività ha una funzione tecnica e non può essere confrontata con quella di una banca, perché il tecnico che convalida il pagamento non possiede i bitcoin, ma può solo controllarne la veridicità.

Un minatore di solito ha la casa piena di macchine che eseguono calcoli matematici, solitamente milioni di calcoli al secondo, che servono per verificare e convalidare le operazioni di pagamento avvenute tra gli utenti di tutto il mondo. Il minatore che riesce a convalidare il pagamento per primo appone una firma digitale (identica a quelle usate dalle Aziende o dagli Enti Pubblici) e riceve, come commisisone, dei bitcoin. Non da chi compra. Non da chi vende, ma da chi genera la valuta. Questo gli servirà per pagare i costi (in primis il costo della corrente…).

Le iene

La cosa curiosa è che l’unico servizio che ha parlato in modo approfondito e obiettivo delle criptovalute e dell’attività dei minatori è quello delle Iene, andato in onda il 25 marzo 2018. Qui il link. Altri media hanno parlato (e continuano a parlare) dei bitcoin come qualcosa di pericoloso, una valuta utilizzata da delinquenti, hacker, terroristi, mafiosi, mariuoli e contrabbandieri 2.0. Peccato che a usare questo sistema di scambio sono anche commercianti, imprenditori e pure privati. Com’è accaduto a Rovereto (TN), dove in molti hanno creduto in questa valuta. Tra di loro di sono aziende del digital marketing, supermercati, macellai, tabacchini e pure estetisti. Notoriamente pericolosi hacker e terroristi. Già.

Una valuta che nasce dal basso

Il punto, infatti, è che una valuta gestita dal basso è qualcosa di innovativo, di sicuro (perché è validata da complessi algoritmi matematici) e di orizzontale. Non ci sono banche, non ci sono governi a controllarla, ma solo sistemi efficienti di validazione e una gestione prettamente privata: domanda e offerta. Un po’ come accade con il baratto, dove il valore è deciso da chi compra e chi vende e la merce di scambio è imposta dal basso. Niente di nuovo sotto al sole, l’unica cosa nuova è che chi usa questa criptovaluta viene additato come hacker o come criminale. Un po’ come accadeva negli anni ’90 per chi apriva un blog su internet. Oggi guardate con sospetto chi lo fa? Voi non più, chiaro. Ma il sistema economico-bancario guarda con odio chi usa sistemi di pagamento diversi da quelli ufficiali, non foss’altro perché così non guadagna più un cazzo con gli interessi. Sarà per questo che vi stanno convincendo in tutti i modi che i bitcoin e tutte le altre criptovalute sono poco sicuri? Ponetevi una domanda e analizzate da dove nascono tutti i timori…la risposta verrà da sé.

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