Eraclito e io

eraclito

Ammetto una cosa. Sono anni che volevo scrivere un racconto di fantasia su un immaginario incontro tra me e il maestro oscuro, Eraclito, della cui figura sono infatuato sin dalle superiori. Nonostante i miei propositi di studiarlo, analizzarlo, approfondirlo e scrivere qualcosa di davvero interessante, sono arrivato ad oggi senza farlo mai davvero. E alla fine, in una mezza giornata, ho scritto di getto questo surreale dialogo, in parte frammentato in parte incompleto dei tanti concetti che avrei voluto esprimere. Ma va bene così. L’importante è fare. Siamo tutti imperfetti e perfettibili e qualunque cosa facciamo sarà sempre soggetta a critica. Ed è con questa convinzione che mi son deciso a farlo. La critica è conflitto e il conflitto è vita, in divenire.

N.B. Le frasi in grassetto, pronunciate da Eraclito nell’immaginario incontro, sono quelle realmente ritrovate nei frammenti.

Buona lettura!

Qualche sera fa ho deciso di fare una passeggiata tra le campagne, per respirare un po’ di aria sana. Mentre giravo tra le fronde degli ulivi, immerso nei pensieri, in lontananza sentivo qualcuno che gemeva e si lamentava. Mi sono avvicinato per vedere chi fosse e se avesse bisogno di aiuto e chi ti trovo? Un tizio con una lunga barba grigia e capelli arruffati che s’inerpicavano lungo una fronte corrucciata e un viso dall’espressione infastidita, probabilmente dalla mia presenza.

Nell’avvicinarmi ulteriormente notavo che il tizio indossava una specie di tunica, ma fatta di juta e sotto, quasi sicuramente, non indossava altro. Era scalzo e aveva i piedi sporchi di terra.

Serve aiuto? Gli dissi mentre mi avvicinavo e facevo luce con la torcia del cellulare.

Tu che procedi nell’ombra, dimmi il tuo nome e fatti riconoscere oppure allontanati da me, cane!

Ou, sta calmo, mi chiamano il barbuto e stavo passeggiando qui in campagna quando ti ho notato e mi chiedevo se hai bisogno d’aiuto

Io mi chiamo Eraclito e mi chiamano lo skoteinòs, l’oscuro nella vostra lingua. Sono nato a Efeso poco prima della Sessantanovesima Olimpiade. Ora a quale Olimpiade stiamo?

Veramente ora è più complicato…staremmo alla cinquantacinquesima edizione, ma vanno distinti i giochi olimpici estivi da quelli invernali. La prossima sarà nel 2020 a Tokyo e sarà l’edizione numero trentadue

Tokyo? E cos’è?

Una città del Giappone

Ah – esclamò sembrando non capirci niente dei nomi che pronunciavo – E poi come fate a stare ad un’edizione delle olimpiadi precedente alla mia nascita?

Che ti devo dire…l’epoca post moderna ha sconvolto un po’ tutto…diciamo che molte cose sono cambiate nel mondo, soprattutto dopo le due guerre mondiali

Bene

Come bene?

Bisogna avere alla mente che il conflitto è comune ad ambo le parti e giustizia e contesa, e tutto accade seguendo la legge della contesa e della necessita

Quindi le guerre sono necessarie?

Certo! Se manca la contesa manca anche l’amore. Se non si conosce la guerra non si potrà conoscere la pace, come senza il male non si potrà conoscere il bene! Anche nel tuo corpo, ora che mi parli, così da quando sei nato, si genera un equilibrio grazie alla contesa. Senza la morte delle tue cellule tu non saresti mai vivo! E anche nella natura tutto avviene secondo contesa: dalla morte sopraggiunge la vita, come dal conflitto tra organismi nascono le piante che danno cibo agli uomini

Qui le piante le abbattono, altro che…

Perché la maggior parte degli uomini è stupida! Di questo lógos che è sempre gli uomini non hanno intelligenza, sia prima di averlo ascoltato sia subito dopo averlo ascoltato; benché infatti tutte le cose accadano secondo lo stesso lógos, essi assomigliano a persone inesperte, pur provandosi in parole ed in opere tali quali sono quelle che io spiego, distinguendo secondo natura ciascuna cosa e dicendo com’è. Ma agli altri uomini rimane celato ciò che fanno da svegli, allo stesso modo che non sono coscienti di ciò che fanno dormendo

Cosa hai detto?

Non per niente mi chiamano l’oscuro! Tu sei pronto a comprendere il Logos? Oppure sei come l’uomo che nella notte accende a se stesso una luce quando la sua vista è spenta? Così come hai fatto con quello strano marchingegno! però da vivo è a contatto con il morto, da sveglio è a contatto con il dormiente

A proposito di dormire, se vuoi ti accompagno a casa, così ti fai una doccia e ti riposi. Domattina magari, più riposati, continuiamo la conversazione

Doccia? E cos’è?

E’ acqua corrente

Ottimo! Adoro il divenire…Noi scendiamo e non scendiamo nello stesso fiume, noi stessi siamo e non siamo

Lo sentivo urlare allegramente sotto la doccia paaaantaaaa reeeeiiiii osssss potamoooooosss, quasi fosse contento che questa invenzione moderna confermasse le sue teorie sul divenire. Ma appena uscito mi si avvicinò e disse:

La morte per le anime è divenire acqua, la morte per l’acqua divenire terra, e dalla terra si genera l’acqua, e dall’acqua l’anima

Che vuol dire?

Che per le anime è diletto diventare umide! L’acqua è morte, mentre la vita è fuoco…il fuoco genera la vita e tende verso il cielo, mentre l’acqua s’infila in ogni anfratto e tende verso il basso. Lo vedi come sgorga in quel buco? – lo disse mostrandomi il piatto della doccia – e chissà dove s’infilerà e quanta umidità creerà lungo il suo passaggio – e questa volta lo disse con un sorrisino sulle labbra mentre guardava il salmastro sulle pareti – perché l’acqua distrugge e rende cretini, il fuoco purifica e rende saggi!

E con quest’amena riflessione ci demmo la buonanotte.

La mattina dopo, appena sveglio, mi si avvicinò mentre ero ancora rimbambito dal sonno e mi disse:

Il sole è nuovo ogni giorno

Come sempre…Gli risposi mentre mi stropicciavo gli occhi

La maggior parte degli uomini non intende tali cose, quanti, in esse s’imbattono, e neppur apprendendole le conoscono, pur se ad essi sembra

E fu così che riprendemmo il discorso lasciato la sera prima.

Cosa vuoi dire?

Se l’uomo non spera l’insperabile non lo troverà perché esso è introvabile ed inaccessibile

Quindi mi stai dicendo che tutto è possibile? Hegel disse qualcosa del genere, ma aggiunse che in realtà tutto è possibile e siccome è tale è inutile ragionarci sopra, è meglio ragionare sul reale e sul razionale, ossia sulla concretizzazione di ciò che nella storia ha un senso.

Interessante questo Hegel, chi è?

E’ un filosofo del Settecento. Ha anche elaborato la metodologia dialettica in cui ogni fase supera l’altra attraverso la conoscenza di sé, quella di fuori di sé e quella che poi si riduce a sé per sé, in estrema sintesi il metodo della tesi, antitesi e sintesi. Ma non ti so dire altro, l’ho studiato alle superiori

Il sapere molte cose non insegna ad avere intelletto: lo avrebbe insegnato ad Esiodo e a Pitagora, e cosi a Senofane e a Ecateo

Grazie per la consolante considerazione. Quindi il sapere è inutile?

Sì! La conoscenza autentica, quella vera, è una riduzione a sintesi, proprio come dice questo Hegel! Per chi ascolta non me, ma il lógos, sapienza è intuire che tutte le cose sono Uno, e l’Uno è tutte le cose

Da queste parti c’è un detto popolare che dice vale cchiui l’esperienza di la scienza

E’ giusto! Il vero saggio è colui che apprende, che conosce la storia e ne fa tesoro, senza l’ardire di sapere tutto, perché l’uomo più saggio davanti al dio sembrerà una scimmia, per saggezza, per avvenenza e per ogni altra cosa!

Quindi credi in Dio?

Non mi pongo il problema. Dio può esistere, come possono esistere anche più dei, che vivono intorno a noi, dentro di noi e fuori di noi

Quindi Dio è anche Natura?

Il dio è giorno notte, inverno estate, guerra pace, sazietà fame, e muta come il fuoco, quando si mescola ai profumi e prende nome dall’aroma di ognuno di essi

A proposito di Natura…ti va di fare una passeggiata al mare?

Perché no, andiamo

Giunti sulla spiaggia, dopo una passeggiata in macchina che l’ha emozionato (sarà per via del divenire e del relativo concetto di velocità), si avvicinò sulla battigia e disse:

Il mare è l’acqua più pura e più impura: per i pesci essa è potabile e conserva loro la vita, per gli uomini essa è imbevibile e esiziale

Non ci avevo mai pensato, dissi mentre pensavo a quella volta che, da bambino, stavo quasi per affogare in mare mentre cercavo di imparare a nuotare da solo.

Quindi tutto è relativo e l’unica legge è quella morale, come disse Kant?

Chi è questo stupido di Kant? Gli uomini sono privi d’intendimento e, pur avendo prestato orecchio, assomigliano ai sordi

Insomma, sono stupido come Kant

Come la maggior parte degli uomini

Ci accomodammo in un lido aperto. Seduti al tavolo di un bar, mentre lui si distraeva a guardare le ragazze di passaggio, seminude e sensuali nelle calde giornate di fine maggio, con un codazzo di ragazzotti palestrati a seguito, esclamai:

Non è come ai tuoi tempi, eh? Mentre con il gomito lo picchiettavo e gli facevo l’occhiolino ammiccante

I vizi umani sono governati dall’acqua, mentre il Logos, attraverso il fuoco, distrugge e crea, per poi superare ogni momento di umana imperfezione e tendere alla razionalità assoluta

Quindi non hai in considerazione le passioni umane?

Sì, certo, ma preferisco l’intelletto e la ragione. Del resto i porci godono della melma più che dell’acqua pura

E che vuol dire?

Se la felicità fosse nei piaceri del corpo, diremmo felici i buoi, quando trovano veccie da mangiare

Ma sai…ogni tanto bisogna anche soddisfare i sensi…

Gli occhi e le orecchie sono cattivi testimoni per gli uomini che hanno anime barbare

Mentre per i saggi sono sufficienti?

Gli occhi sono più veritieri delle orecchie, ma la vera bellezza non è visibile agli occhi

Questa l’ho letta nel Piccolo Principe

Cosa?

Che l’Essenziale è invisibile agli occhi

Dice bene il Principe. Ma non puoi affidarti solo ai sensi, altrimenti in te domina l’acqua e la corruzione e non potrai mai comprendere il Logos

I sensi però sono necessari…

Ma non sufficienti! Tu puoi mai toccare l’aria o il cielo? Eppure esistono. Puoi vedere o odorare un’idea? Eppure è presente e condiziona i comportamenti di tantissima gente

Parli delle ideologie?

Sì, anche

Le ideologie pure ormai sono state distrutte. Oggi prevale il consumismo e l’individualismo, due concezioni che tendono all’opportunismo e al materialismo

bisogna seguire ciò che e comune: il Discorso è comune, ma i più vivono come avendo ciascuno una loro mente

a quanto capisco, tu hai criticato l’individualismo già ai tuoi tempi…

Sì, perché sono tutti individualisti quelli che non seguono il Logos, la legge della physis. Del resto chi vuole che la sua parola abbia senso, deve farsi forte di ciò che a tutti è comune e ha senso, come la città si fa forte della legge, e assai più che la città: le leggi umane traggono tutte nutrimento da un’unica legge che è la legge divina, e tanto può quanto vuole e a ogni cosa e bastante e a tutte sopravanza

Quindi mi stai dicendo che le leggi umane non coincidono con Dike? Con la giustizia?

Esatto. Il nomos è una mimesis, una imitazione, e quando è sorretta da hubris, diventa ingiusto

Qui da noi ci sono tanti uomini di potere che seguono hubris e non Dike

Perché sono stupidi! E presto cadranno. Ti racconto un fatto. Gli Efesii dovrebbero impiccarsi tutti, gli adulti, e lasciare la città ai fanciulli, perché essi cacciarono via Ermodoro, tra di loro il più utile alla città, e dissero: “Tra di noi non ci sia uno migliore. O se c’è, lo sia altrove e tra altri”

In pratica hanno cacciato Ermodoro perché era più bravo di loro e non sopportavano di essere mediocri al suo confronto?

Sì, e quindi, invece di prenderlo ad esempio e migliorarsi, hanno cacciato il migliore. Al governo della Polis ci vanno solo i mediocri, ma capaci di incantare le masse. E se c’è qualcuno migliore di loro che osa criticarli, lo imbavagliano

Insomma, mi stai parlando della censura…

La censura è l’arma dei mediocri! Quando vedi un politico che scappa da un confronto, sta scappando da Logos, perché lo detesta ed è incapace di affrontarlo. Quando invece vedi due o più uomini che discutono, anche con toni forti, ma confrontano le loro idee, stanno cercando Logos e lo troveranno. Perché dalla discussione nasce la sintesi, che supera le contraddizioni passate e crea i presupposti per un avvenire migliore

Insomma, stai citando Hegel e Marx

E ora chi è questo Marx?

E’ uno che, prendendo spunto da Hegel sui processi dialettici, ha teorizzato una società in cui tutti sono uguali e i mezzi di produzione sono in mano ai molti e non ai pochi e questi molti fanno l’interesse di tutti e non dei pochi. Tutto ciò, però, si basa sul conflitto tra le classi, dove – secondo un certo processo storico – la classe degli sfruttati prevarrà sugli sfruttatori e redistribuirà le ricchezze a tutti, che oggi sono in mano a pochi

E questa bella cosa è avvenuta?

No, perché è stato annientato il conflitto

Male! Congiungimenti sono intero e non intero, concorde discorde, armonico disarmonico, e da tutte le cose l’uno dall’uno tutte le cose

Tu credi in una società comunista?

Se si basa su un conflitto permanente, perché no

Sembra di sentire Trockij

Chi?

No, niente…uno che parlava di rivoluzione permanente

Interessante questo Trockij, aveva ragione! Solo con un perenne conflitto sociale si possono creare i presupposti per quella società comunista di cui parli. Ma se questo processo non è avvenuto ancora vuol dire che ogni essere che cammina al pascolo è condotto dalla frusta

In pratica siamo servi

Non solo, siete pure stupidi. Vi fate illudere dai fattucchieri che non vi raccontano la verità, ma la percezione di essa, giusto per avere consenso e fare quello che gli pare. Siete stupidi che si fanno infinocchiare dai bambini. Esattamente come Omero il quale fu il più sapiente tra tutti gli Elleni. Infatti dei bambini che uccidevano pidocchi lo trassero in inganno dicendogli: ciò che abbiamo visto e abbiamo preso lo lasciamo, ciò che non abbiamo visto né preso lo portiamo

E come se ne esce?

Pólemos è padre di tutte le cose, di tutte re; e gli uni disvela come dèi e gli altri come uomini, gli uni fa schiavi gli altri liberi

Insomma, lo dicevo, siamo schiavi!

Schiavi e stupidi. Ma il tuo Marx l’ha detto come si esce…

con la lotta di classe, già…

Esatto, il conflitto. E’ da lì che nasce tutto. Se non c’è conflitto non c’è vita, non ci sarà futuro per la vostra civiltà e mi sa che la vostra civiltà volge al termine

Nemmeno il tempo di rispondere che lo vidi alzarsi, recarsi verso il mare, entrare in acqua e, piano piano, perdersi in mezzo alle onde. Di sicuro non si bagnerà due volte nella stessa acqua.

E con questa riflessione andai alla cassa, pagai e me ne tornai fischiettando fischia il vento verso la macchina.

Assemblea PD. Renzi e l’egemonia che si perde in 2 mesi.

Renzi Assemblea PD

Breve analisi dell’intervento di Matteo Renzi nell’Assemblea PD e di come per lui l’egemonia sia una cosa che si perde in due mesi.

Ho avuto modo di seguire buona parte degli interventi dell’Assemblea Nazionale del PD, incluso quello di Matteo Renzi.

Dalle mie parti c’è un proverbio che recita: “quannu lu ciucciu nu bole cu ‘mbie magari ca fischi!”, che, tradotto, significa: “quando l’asino non vuole bere è inutile fischiare”.

Per me rappresenta un po’ la sintesi di quanto è avvenuto in seno all’assemblea, dove sono stati tanti gli interventi critici, lucidi e ponderati, volti a riflettere sulle debolezze del partito e sulle possibili soluzioni per la sua ripresa, ma dove buona parte della platea ha accolto con freddezzadistacco le critiche e le proposte mentre ha applaudito con ovazioni da stadio l’intervento (a tratti banale ed eccessivamente egocentrico) dell’ex premier Matteo Renzi. Se il PD non vuole bere, è inutile fischiare!

Il discorso di Renzi all’Assemblea PD

Renzi, nel suo discorso, si è attribuito vaghe e indefinite responsabilità nel fallimento del suo partito, ma in sostanza ha dato la colpa ad altri aspetti: la scarsa presenza sui social da parte del PD, i toni troppo sobri in campagna elettorale, la mancanza di coraggio nel prendere decisioni sullo Ius Soli e sull’abolizione dei vitalizi nonché il non aver rinnovato la classe dirigente al Sud. Ha anche attribuito grandi responsabilità alla minoranza del partito, che, a suo dire, gli ha remato contro.
Il discorso di Renzi, sin dall’inizio, trasudava ego da tutti i pori, arrivando anche a dire che mai, nella storia, un partito come il suo è stato tanto egemone da conquistare addirittura 17 regioni su 20 e il 41% dei consensi.

“Nessun partito ha mai avuto il potere che abbiamo avuto noi in questi anni in Italia”.

Questo lo diceva con una punta d’orgoglio e con enfatico entusiasmo, come a voler dire che è grazie a lui che il PD, negli anni scorsi, è stato egemone. La realtà però è sotto gli occhi di tutti e si dev’essere davvero ingenui a pensare che l’attuale situazione in cui si trova il PD è figlia del contingente e non, invece, di una lenta erosione, che trova le sue origini in un lontano passato ma inizia ad essere percettibile proprio nel periodo in cui il PD, in preda alla crisi dei partiti e alla nascita dell’antipolitica, viveva i suoi più gravi momenti di debolezza.
Fu in quel periodo che Renzi, forte del suo processo di rottamazione (grottescamente figlio anch’esso dell’antipolitica) imponeva la sua egemonia all’interno del partito, credendo ingenuamente che la sua egemonia tra le mura del PD s’instillasse in tutta Italia e plasmasse le coscienze di quella popolazione che credeva di poter modellare con i suoi discorsi unti all’olio di oliva.

“Per quattro anni il PD è stato l’argine del populismo in Italia. E se non avessimo fatto quello che abbiamo fatto nel 2014 l’ondata populista ci avrebbe sommersi”.

Anche questa frase trasuda tracotanza, dimostrando di non aver compreso che, invece, quei quattro anni sono serviti ad alimentare la demagogia dei suoi avversari in Italia e hanno contribuito a creare lo scollamento tra la sinistra nominalistica (il PD) e la popolazione che, poi, si è palesato alle ultime elezioni. In quei quattro anni il M5S ha rafforzato la sua presenza in rete e nei territori e la Lega ha dato maggior potere e struttura alle sue sedi territoriali e maggiore visibilità al suo leader, che incessantemente ha divulgato la sua linea politica girando in lungo e in largo per l’Italia e usando sapientemente i mezzi d’informazione.

Renzi e l’egemonia persa in due mesi

“Noi l’egemonia l’abbiamo persa tra maggio e giugno 2017, dopo le primarie”.

Questa frase, secondo me, rappresenta la summa dell’inadeguatezza renziana.
Come se l’egemonia fosse un abito che s’indossa e si dismette dall’oggi al domani. L’egemonia è un sistema di comando e controllo, culturale e politico, che si costruisce nel tempo e nel tempo si perde e che ha bisogno di un riscontro reale e di una sovrastruttura ideologica, creata dalla classe politica dominante per mezzo della propaganda ma soprattutto da quelli che Gramsci definiva intellettuali organici, cioè quegli intellettuali che difendono e rafforzano il potere della classe politica dominante.
Renzi non si è ancora reso conto che il PD ha perso la sua egemonia già molto prima della sua scalata politica e che i segnali – deboli ma inequivocabili – erano palesi già da diversi anni, più o meno dagli anni della rottamazione e dello sviluppo dell’antipolitica.

Perché se n’è accorto solo ora? Perché nella sua analisi politica ha tenuto presente solo i risultati delle elezioni scorse, non considerando che in un sistema bipolare, fino all’avvento del M5S e fino alla conclusione dell’opera di rafforzamento della Lega da parte di Salvini, non esistevano alternative valide al PD.

Per lungo tempo votare il meno peggio era una sorta di costrizione ideologica da parte dell’elettorato più riflessivo, mentre s’allargava sempre più la platea dell’astensionismo.

Del resto, negli anni scorsi, con un Centro-Destra frammentato dalle beghe interne e da diverse scissioni, il PD aveva vita facile, anche se il partito fino ad allora dominante era il partito dell’astensionismo. Oggi l’astensionismo ha lasciato il passo al M5S e alla Lega.

Come dimenticare le elezioni regionali in Emilia Romagna nel 2013 dove l’affluenza fu solo del 37%? Renzi allora cantò vittoria, ma ottenere il 49% del 37% degli aventi diritto al voto non può essere considerata una vittoria. Formalmente lo è, ma politicamente è una pesantissima sconfitta.
Quindi un Renzi che ritiene che il PD abbia perso la sua egemonia in un paio di mesi è un personaggio che le analisi proprio non le sa fare, offuscato com’è dalla sua immagine (tutta personale) di grande statista e grande comunicatore.

Il M5S

A proposito di analisi, vorrei soffermarmi un attimo su un altro punto del suo discorso, cioè quello in cui considera il M5S “la vecchia destra” (con tanto di applausi) e, addirittura, “una corrente della Lega”.
Ora vorrei fare un’ovvia considerazione, ossia che il M5S, attualmente, non rappresenta ideologicamente né una destra né una sinistra ma è interclassista esattamente come la popolazione che rappresenta.

Nel momento in cui si ricostruirà un fondo di coscienza tra i poveri, i precari e gli sfruttati in genere (che in Italia sono la maggior parte, più di quanto l’ISTAT evidenzia) nonché un terreno culturale in cui far crescere la propria consapevolezza e, soprattutto, quando si porrà un freno al dilagare di quell’analfabetismo funzionale che, invece, è il terreno ideale in cui proliferano i nazionalismi e le demagogie più becere, forse solo allora si potrà tornare a parlare di sinistra e, di conseguenza, di destra come antitesi ai valori dell’equità e della giustizia sociale.
Questa è un’operazione che spetterebbe a quegli intellettuali organici che, invece, oggi sono tutti preda del radicalismo fricchettone qualunquista, per cui si riempiono la bocca di concetti come umanità e accoglienza nei confronti dei fenomeni migratori (senza curarsi di interrogarsi sulle cause e gli effetti) e ignorano volutamente l’opinione pubblica bollandola come ignorante, xenofoba e razzista. Insomma, gli intellettuali di oggi non fanno altro che alimentare il nazionalismo e allontanare la gente comune dalla ragionevolezza politica.

Quindi da un lato gli intellettuali hanno smarrito la propria funzione e dall’altro lato uno come Renzi liquida subito il fenomeno 5 Stelle come un movimento di destra, senza curarsi di ragionare sulla sua composizione così multiforme, liquida e orizzontale e sulle cause che hanno spinto un movimento così scoordinato e di recente costituzione a diventare la prima forza politica in Italia.
In altre parole, invece che scusarsi davanti alla platea per aver fatto perdere al PD la sua egemonia culturale (che, però, come detto, in realtà hanno perso da molto tempo) e per non essere stato capace di gestire il malessere di una popolazione che ha dato la responsabilità ai fenomeni migratori (quando, invece, la responsabilità è di un sistema economico-finanziario malato e volto a creare disuguaglianze), ha liquidato subito il consenso del M5S come qualcosa di destra.

Mai un cenno al fatto che la gente guarda al PD come al partito delle banche e quindi, di fatto, colpevole di essere uno strumento nelle mani del capitalismo finanziario globale; mai una critica ad un partito la cui linea politica è centralizzata e in mano a poche persone e in cui le periferie non contano granché. Niente. Nessuna critica, solo pura esaltazione contornata da vaghe ammissioni di responsabilità senza però alcun concreto effetto sulla futura linea di governo del partito. Del resto la riconferma di Martina a Segretario ne è la prova più evidente.

Le critiche

Andando a vedere gli altri interventi s’intravedono, infatti, alcune precise critiche nei confronti di un partito ormai congelato e incapace di analizzare la realtà socio-economica e di intraprendere il giusto percorso per correggere le storture di un capitalismo finanziario che sta producendo gravi danni alle economie e alla tenuta sociale degli Stati in cui ha avuto libero accesso e legittimazione politica. Altre critiche più puntuali hanno messo in luce lo scarso coinvolgimento della base da parte del partito e, soprattutto, il fatto che i circoli del PD non hanno alcun ruolo nel definirne la linea politica. Ragionamenti puntuali che mettono in rilievo il distacco del partito dai territori che, invece, dovrebbero rappresentarne la linfa vitale e il termometro politico.

Eppure queste critiche sono state accolte dalla platea con freddezza e un certo distacco.

Già, perché l’Assemblea PD è il prolungamento del suo vertice e ne rappresenta solo il contorno scenografico grazie al quale dimostrare davanti all’opinione pubblica che il PD è un partito democratico, in cui si discute e si detta insieme la linea politica. Nella realtà, però, non è così. La discussione c’è, ma l’egemonia di Renzi e del vertice (Martina, Orfini, ecc.) è tale che la discussione assume solo un ruolo formale. Le decisioni vengono prese da pochi e il resto del partito non conta.
Conterà solo alle primarie, quando si deciderà chi sarà il nuovo Segretario. Nemmeno il Congresso conterà molto. E poi la decisione di fare il Congresso e le primarie a ridosso delle elezioni europee del 2019 fa capire che alla Segreteria del PD non interessa conoscere l’opinione dei suoi iscritti e rimettere in piedi il partito, ma solo assicurarsi una riconferma dell’attuale vertice in prossimità delle elezioni europee. Il tempo sarà così breve che, giocoforza, si riconfermeranno le stesse persone.

E’ ovvio che con questi presupposti il PD non vedrà alcuna risalita e, anzi, continuerà a perdere consensi. Perché il consenso è figlio dell’egemonia, quella cosa che non si perde né si acquista in un paio di mesi o in congressi-farsa a ridosso delle elezioni.

Hybris e politica

icaro hybris

La hybris è la tracotanza, che sembra pervadere la politica attuale, tanto che è stata teorizzata una sindrome, chiamata appunto sindrome di hubris. I concetti dei miti e della filosofia greca, come sempre, ci aiutano a comprendere anche i fenomeni attuali. La prima volta che ascoltai il termine Hybris andavo al ginnasio, durante l’ora di letteratura greca, … Leggi tutto